Recensione del film “Oppenheimer”

Straordinario cinema d’autore con punte di avanguardia e puro stile hollywoodiano nello stesso momento. Il bicchiere si può vedere mezzo vuoto, e rammaricarsi dell’occhio che Nolan presta al botteghino (altro…)
Straordinario cinema d’autore con punte di avanguardia e puro stile hollywoodiano nello stesso momento. Il bicchiere si può vedere mezzo vuoto, e rammaricarsi dell’occhio che Nolan presta al botteghino (altro…)
Barba? Barba barba barba! Ciao barba! Ehi, ciao Barba! Che barba, eh? Si barba, proprio una gran barba. Buona giornata barbosa. Siiiiiiiiiiiiiiiii. Ecco, salvo Barbie al posto di Barba questo è il primo quarto d’ora del film Barbie (altro…)
Se vi dicessero che la parte più bella di un film è un piano sequenza fisso di diciassette minuti che inquadra un’assemblea cittadina probabilmente lo barrereste dalla lista di quelli da vedere, mugugnando: chissà cosa deve essere il resto. (altro…)
Il soggetto, la storia, di Denti da squalo sono una genialata. Walter, un bambino di tredici anni, sta affondando nel trauma per la morte di suo padre, sfortunata, coraggiosa e da persona per bene, maturata in un contesto operaio. (altro…)
Il sol dell’avvenire è ormai alle nostre spalle? L’ultimo, strepitoso, Nanni Moretti propone da subito un tuffo nel passato. (altro…)
C’è gente che darebbe un dito per un amico, anche se è terribilmente noioso. La scintilla narrativa de Gli spiriti dell’isola è invece un personaggio che darebbe il dito per un amico, anzi un ex amico, proprio perché è noioso. (altro…)
Far morire decine di persone in modo truculento rende migliori? A quanto pare la risposta può essere affermativa, a condizione che i decessi avvengano in scena, il suo allestitore faccia di mestiere il regista e l’elevamento valoriale si riferisca alla padronanza dei mezzi espressivi. (altro…)
L’asino non viene messo in punizione vicino alla lavagna e con le spalle alla classe ma in prima fila con gli occhi ben piazzati sul mondo e centrati dall’occhio della telecamera. (altro…)
Scegliere voi quale sia la stranezza. L’umore malinconico e introverso di Luigi Pirandello che non riesce a trovare la chiave risolutiva di una sua scrittura, (altro…)
Ruben Ostlund ben può consolarsi con la Palma d’Oro, la seconda, ma certo è che i quattro quinti dei critici cinematografici sono molto accigliati con lui e il suo Triangle of sadness, (altro…)
Il più bel complimento che si potrebbe rivolgere a Hirozaku Kore’eda è di essere un regista familiare. Infatti il compito artistico che si è assegnato è di indagare con occhio bendisposto cosa, una famiglia, contenga di buono. (altro…)
Nei giorni in cui spopolano le serie, i gialli e i noir, il grande schermo ripropone dopo una lunga assenza il simenoniano, mitico commissario Maigret: (altro…)
Tornerà pure sugli stessi temi, e anche sugli stessi titoli (Crimes of the future già si chiamava un suo film del 1970) ma quanto ancora ha da raccontare, inventare, mostrare l’ottantenne David Cronenberg! (altro…)
La scoperta di possedere ancora riserve pulsionali per vivere una grande passione nella terza età ha offerto al cinema un recente filone (o almeno filoncino) di un certo successo. (altro…)
Il tempo delle mele, si chiamava un celebre film pop degli anni ottanta su un amore adolescenziale. Il tempo delle pesche, potrebbe in alternativa chiamarsi quest’opera tenera, spigolosa, sincera e socialmente impegnata, (altro…)
La relazione di paternità è da circa un ventennio una delle trame predilette dal cinema. Mancava l’esplorazione della condizione di zio, e C’mon c’mon di Mike Mills rimedia a questa lacuna: o almeno fa finta, perché quella che mette in scena è una contingente relazione di simil-paternità (d’altronde nelle tribù che studiava l’antropologo Evans Pritchard il ruolo di padre era assegnato allo zio). Jesse è un ragazzino vivace, curioso, introverso riguardo ai sentimenti, prepotente, brillante e logorroico. (altro…)
Il film che ci coinvolge è capace di farci immedesimare nei personaggi al punto da sognare di essere il protagonista, ripeterne i gesti eroici, le scelte coraggiose: quando si è bambini o anche ragazzi, anzi, (altro…)
Così, senza nessuna seria cognizione e per puro istinto, verrebbe da pensare che tra Montana e Nuova Zelanda ci sia una bella differenza: e invece la Nuova Zelanda dei giorni nostri si rivela un eccellente scenario cinematografico per rappresentare il Montana del 1924.