RECENSIONE SOTTO LE NUVOLE

“Pe’ sfregio” (con la variante “a sfregio” e la commistione sonora con “spregio”) è un’espressione napoletana, stranamente non riportata dai dizionari dialettali, che (altro…)

“Pe’ sfregio” (con la variante “a sfregio” e la commistione sonora con “spregio”) è un’espressione napoletana, stranamente non riportata dai dizionari dialettali, che (altro…)

Cefalo: Hai visto che cosa terribile, Socrate? Un altro uomo ammazzato, un personaggio pubblico, Charlie Kirk.
Socrate: Ho visto, mi rattristano sempre le vittime di una violenza.
Cefalo: Perché tu sei un uomo saggio! In Rete c’è stato un proliferare di odio, di gente che sputava veleno. Che addirittura se ne dichiarava contenta. Contenta della morte di un uomo!
Socrate: Tra questi anche il Presidente Trump?
Cefalo: Assolutamente! Al contrario. Trump è stato fermissimo nella condanna.
Socrate: Forse devo aver capito male, allora. Mi pareva che Trump avesse subito detto che vuole vedere il suo assassino condannato a morte.
Cefalo: Esatto, hai capito bene allora. Ha detto esattamente questo.
Socrate: Quindi vedi che dicevo giusto.
Cefalo: Non ti capisco, Socrate.
Socrate: Se il colpevole sarà effettivamente condannato a morte, quel giorno Trump dirà: bene sono contento che quest’uomo sia morto.
Cefalo: Ma cosa c’entra? Quello è un assassino, avrà meritato la morte.
Socrate: Ecco, qui non ti avevo compreso. Io pensavo che tu intendessi affermare che è sbagliato, in assoluto, dichiararsi contenti della morte di un essere umano. Invece tu volevi dire: è sbagliato, ma non se è un assassino. E sempre che non se lo sia meritato. Ma questo è un discorso molto più debole. Alla base ci dovrebbero essere la civiltà e la pietas, e questo dovrebbe valere per tutti i morti. La pietas per il morto, e anche per i vivi che gli erano vicini. Se sei un personaggio pubblico, a maggior ragione, non dovresti mettere un post con la sua faccia e scritto: non lo rimpiangeremo, come fece Salvini in un caso passato. Se si propagano discorsi d’odio è ipocrita stupirsi che la violenza aumenti, e anche le vittime innocenti. E poi, Cefalo, non aveva parlato proprio Kirk del fatto che alcune vittime fossero un prezzo ragionevole per dare a tutti i cittadini un’arma per difendersi?
Cefalo: Faccio delle domande io a te, Socrate. Non è stato odioso che tante persone mettessero in circolazione quel video con la frase di Kirk, subito dopo la sua morte, non è stata una forma di derisione? E pensi davvero che ci fosse una relazione tra il suo pensiero sulle armi e il suo omicidio? E non è stata anche Kamala Harris a dire che possiede un fucile e sparerebbe a qualcuno che entrasse in casa?
Socrate: Non apprezzo chi ha accompagnato il video con frasi di derisione o inneggiamento, perché io credo nella pietas. Però, se prendiamo il video in se stesso, è obiettivamente una testimonianza sul personaggio, sull’epoca e sul tema delle armi. Se qualcuno si battesse affinché le auto possano correre a trecento all’ora, e aggiungesse anche: pazienza se ogni tanto ci scappa il morto, e poi venisse falciato per caso da un’auto che corre a trecento all’ora, non credi che sarebbe quella un’ironia della sorte e della storia, e che verrebbe comprensibilmente additata come evidenza della tesi contraria, come se egli ne fosse divenuto involontariamente il testimonial? Naturalmente, allo stesso modo, se Kamala Harris avesse ucciso un uomo in casa, agendo troppo frettolosamente, sarebbe stata criticata. E se quello avesse ucciso lei per difendersi dal fuoco, si sarebbe concluso che aveva torto a tenere l’arma in casa. Ma perché ti impressiona tanto che questo torto di Kirk sia stato sbandierato dopo la sua morte? Questo non è godimento, è una critica all’uomo. Pensi allora che un uomo pubblico non debba essere criticato dopo che è stato ucciso?
Cefalo: Si dovrebbe usare la pietas, come hai detto tu
Socrate: Sai che Kirk aveva definito Martin Luther King non era una brava persona, che era terribile?
Cefalo: Socrate, ma sono passati quasi sessant’anni dal suo omicidio, si tratta di dare giudizi storici.
Socrate: Dunque dopo un omicidio i giudizi possono essere solo storici? O se si tratta di un personaggio pubblico sono del tutto normali i giudizi politici, e anche personali? O meglio, pensi che debbono essere espressi soltanto se sono positivi?
Cefalo: No, certo.
Socrate: Cefalo, è vero che a destra dicono che Kirk è un martire della libertà di pensiero?
Cefalo: Sicuro, lui ha lottato per la libertà di pensiero, è andato a discuterla nelle università, contro la dittatura woke.
Socrate: E non è libertà di pensiero anche criticare duramente Kirk da morto, o persino, per quanto noi stessi si possa ritenerlo esecrabile, esprimere contentezza per il suo omicidio?
Cefalo: Ma davanti alla morte…
Socrate: Attento Cefalo, tu stesso hai detto davanti ad alcune morti…sei certo che Kirk stesso non avrebbe scelto la libertà di pensiero nel caso della morte o della grave violenza?
Cefalo: Non so, forse.
Socrate: Non aveva definito l’afroamericano George Floyd “un rifiuto della società”? E non aveva detto che si sarebbe dovuta pagare la cauzione all’uomo che aveva preso a martellate il marito di Nancy Pelosi?
Cefalo: Alcuni obiettano che tante di queste frasi sono estrapolate dal contesto, e quindi falsificate.
Socrate: Vero, tante. Ma non basterebbero frasi chiare e precise come queste a definire il profilo di un seminatore di odio? O la tesi che sia stato sbagliato attuare il Civil Rights del 1964, quello che dichiarò illegale la segregazione razziale? E poi, Cefalo, è vero che certe frasi vanno contestualizzate ma il buon retore, come tutti riconoscono fosse Kirk, è abile a cercarsi il contesto per poterle dire. Una volta ha detto “quando vedo che il pilota dell’aereo è nero spero sia qualificato”. Il contesto era più largo: riguardava la legittima critica alla decisione della scuola di volo dell’American Airlines di applicare per l’ingresso, in luogo di un ipotetico criterio generale di merito, una divisione al cinquanta per cento per sesso e razza. Si trattava dunque di un esempio con un significato più articolato: quando vedo un nero mi chiedo se sia uno che è stato preferito a un bianco più qualificato solo perché era finito il cinquanta per cento dei bianchi. Ora ti chiedo, Cefalo, non è vero che i politici di destra accusano i politici di sinistra di usare un linguaggio contorto?
Cefalo: Si, certo. E hanno ragione! Troppo contorto, difficile. La gente desidera pensieri semplici.
Socrate: Dunque sei d’accordo che i politici di destra sono diffidenti versi le sfumature. Parlano chiaro, forte e semplice.
Cefalo: Si, è così. Forse è uno dei motivi del loro successo in quest’epoca.
Socrate: Ecco, Cefalo. Kirk era un uomo di destra, e non era uno stupido. Secondo te quale messaggio voleva far passare, quello più difficile, sui criteri di merito, o quello più facile, sul fatto che tu ti debba preoccupare se il tuo pilota è nero?
Cefalo: Se riconosciamo che non era uno stupido, e che era un abile arringatore, dobbiamo ammettere che la sua intenzione era la seconda.
Socrate: E comunque, anche se volessimo seguire il suo ragionamento, perché l’esempio doveva essere nero e non bianco? Perché possiamo essere sicuri che seguendo criteri di merito il numero di piloti bianchi dovrebbe essere ampiamente oltre il cinquanta per cento. Non ti pare che questa frase sia obiettivamente razzista?
Cefalo: Si, non posso negarlo in alcun modo.
Socrate: Però, se non vogliamo cadere nell’autoritarismo woke, aveva tutto il diritto di pronunciarla, corretto?
Cefalo: Sì, certo in nome della libertà di manifestare il pensiero.
Socrate: Anche se questa frase è, oltre che un enunciato, un’azione e un invito all’azione. Dire: diffida dei piloti neri ha delle conseguenze concrete. Anche la penultima risposta della sua vita a una domanda su quante siano le stragi commesse da trans. Troppe, ha risposto. Era il suo mestiere: Diffondere sospetto, avversione, che nelle menti più accese possono diventare radicalismo e poi odio, verso gruppi di persone. Se questo è possibile in nome della libertà di espressione, anche se in prospettiva e in un modo o nell’altro può favorire il compimento di azioni violente, deve essere certo possibile, per la stessa libertà di espressione, criticare una persona morta e ricordare a quali tipi di idee si ispirava.
Cefalo: Sì, Kirk stesso se fosse vivo e coerente con le sue azioni la penserebbe così.
Socrate: Non pretenderebbe che venissero licenziati quelli che lo criticano.
Cefalo: No, non voglio crederlo.
Socrate: E invece è quello che stanno facendo i sostenitori del MAGA, appelli pubblici a licenziare chi è apparso irrispettoso verso la sua morte, e già ce ne sono andati per sotto parecchi. Perfino il dipendente di una ditta che si era rifiutato di stampare un post commemorativo. A dire il vero, anche Kirk aveva varato una “lista di controllo” per i docenti che “promuovono la propaganda di sinistra” e ne reclamava il licenziamento. In ogni caso né questa né alcun’altra ragione mai potrebbe giustificare l’omicidio. Ma, quanto a questa libertà di pensiero vale o non vale?
Cefalo: Hai ragione Socrate, sembra che sia tirata fuori secondo i comodi.
Socrate: E se si parla di rispetto della morte, la reazione, almeno per qualche giorno, non dovrebbe essere un rispettoso silenzio?
Cefalo: Sì, il silenzio è la miglior forma di pietas.
Socrate: E dunque la Rete non dovrebbe essere inondata di messaggi di personaggi politici, americani e anche europei, che si sforzano di sfruttare la morte di Kirk, per mano di quello che appare un sociopatico e non un militante, per trarne un tornaconto politico. Al massimo dovremmo leggere fermi richiami all’unità contro la violenza.
Cefalo: Ma potremmo mai sperare che accada qualcosa di simile?
Socrate: Purtroppo sono pessimista. Quel che sta accadendo, anche nei grandi eventi internazionali, è che la forza sembra pagare. E quando domina la forza, si moltiplicano le violenze di coloro che hanno il potere di compierle e le violenze di quelli che, dinanzi al dominio della forza, non credono che sia possibile operare per il cambiamento in un modo diverso. Ora sono stanco, Cefalo, in qualche altra occasione proveremo a cercare qualche ragione di ottimismo nel caos che ci circonda. Per conclusione mi limito giusto a suggerire che le comunicazioni e interazioni politiche sui social corrispondono alla barbarie, e che regolamentarle molto diversamente sarebbe un grande passo in avanti.
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