Scambio in culla, il grande complotto

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Il fatto di cronaca sin qui più importante del XXI secolo, emerso solo la scorsa settimana, è stato (non a caso?) trascurato, o almeno relegato alla sezione “curiosità” delle notizie. Si tratta dello scambio in culla avvenuto tra due bambine nel 2001 in Spagna, scoperto solo 19 anni dopo da quella che ci è andata peggio (almeno in senso economico), e che infatti ha richiesto all’ospedale un risarcimento di 3 milioni.

Sarebbe bello liquidare l’episodio come la circostanza sfortunata di un errore umano, ma non è affatto così. Ora che la pentola è stata scoperchiata verrà rapidamente alla luce quel gigantesco verminaio che rappresenta la madre di tutti i complotti: il sistematico scambio in culla dei bambini, che vengono tutti assegnati a genitori differenti. Ma procediamo con ordine. Dal generale al particolare. Il generale è la miriade di complotti che stanno appestando la terra. Non che il complotto, come fenomeno, sia una cosa stramba. I libri di storia ne traboccano, e se disponessimo di più materiale documentario sicuramente scopriremmo che ce ne sono stati, sia pure in forma grezza, fin dal Paleolitico. I complotti moderni, tuttavia, si presentano in una forma nuova e sorprendente.

Il complotto tradizionale, infatti, era di solito ordito: a) contro un potere localmente radicato b) da nemici, o da una fazione interna al gruppo di potere che voleva prendere il sopravvento c) agendo in segretezza e a mezzo di raggiri, selezionando e centellinando i collaboratori, per evitare che qualche defezione, dissociazione, tradimento mandasse all’aria il complotto.

Il complotto moderno è completamente diverso. Intanto è commesso dal potere, ai danni del popolo. Anzi, date le reciproche interdipendenze tra economia, politica, professioni ecc. e stante la globalizzazione, è ordito da più poteri, senza limite di territorio, ai danni del popolo. Ne risulta così coinvolto un numero spaventoso di soggetti. E il legittimo sospetto nei confronti di ciascuno è inversamente proporzionale al ruolo che egli occupa e che tendenzialmente dovrebbe smentire quel sospetto.

Forse è obsoletamente idealistico dire che chi ha studiato per fare politica, fino a prova contraria, si suppone voglia promuovere l’interesse pubblico: molti esempi, passati e attuali, contrastano la certezza di tale assunto. Ma già per il giornalista pare più strano: con quella risibile possibilità di ricavarne un reddito decente, presumemmo alta la percentuale di coloro che scelgono il mestiere con il sogno di cambiare (in meglio) le informazioni e le opinioni delle persone. Non parliamo poi degli scienziati, dei medici o degli infermieri. Hanno studiato per curare gli altri, e invece – per quel che mostrano le più recenti teorie del complotto – hanno scoperto che è molto più spassoso farli ammalare, o procurargli danni nel lungo periodo.

Come dicevo, la presunzione di attendibilità o buona fede funziona al contrario. Ma come! – obietta chi difende una visione puerile (tipo che le elezioni americane non siano state truccate, o che il Covid sia una malattia e i vaccini servano a prevenirla) – l’hanno detto questi scienziati…Scienziati, certo, e cosa vuoi che dicessero? Però queste fonti d’informazioni (che so, il New York Times o Le Monde) hanno riportato gli studi…e certo, ti fai fare il lavaggio del cervello dalla cricca dei giornalisti! E così via. Una delle categorie di cui più spesso si trova ovvia la perversione del ruolo è quella dei magistrati. Sì, il desiderio di status o potere sugli altri tante volte avrà la sua parte, ma se invece di mettersi nel business – penseremmo – hanno scelto di orientarsi verso quella funzione, i più avranno avuto in mente di essere onestamente utili alla società. Manco per idea! I giudici sono tutti corrotti, e in certi paesi occidentali (dentro i quali l’Italia rappresenta un picco) sono tutti comunisti, e agiscono di concerto per favorire la dittatura rossa e liquidare i nemici di classe. È questa una teoria complottista, che nel nostro paese ha preso piede con l’avvento al governo di Berlusconi.

Proprio quell’esempio storico, tuttavia, pose un serio problema tecnico, che ha la sua incidenza anche per i complotti attuali. E cioè, come accadeva in concreto che tutti i giudici fossero comunisti? Erano inviati al concorso tutti dal partito, con le tracce delle prove scritte? E se no, li contattavano dopo? Li chiamavano e dicevano: guardi, lei è diventato giudice, le apparirà chiaro che deve fare il gioco dei comunisti? Ma almeno uno si sarebbe pur rifiutato, lo avrebbe raccontato (prima: non come Palamara che si è fatto cacciare dalla magistratura e poi ha scritto un libro, non proprio sui comunisti ma su quel sistema di nomine che se non lo avessero colto con le mani nel sacco avrebbe continuato a prosperare per sua mano). E a parte ciò si sarebbe pur trovata, una volta, una prova evidente – se non del piano – dei maneggi, dei premi per la militanza. Una volta, per la verità, un paio di giudici furono apparentemente pescati con le mani nel sacco, perché gli trovarono qualche miliardo sul conto bancario, senza che loro riuscissero a giustificarlo; e anzi a un certo punto emerse che il denaro proveniva dal conto dell’avvocato difensore della parte cui avevano dato ragione. Ma siccome quella parte era Berlusconi, giustamente, si pensò che era il caso sbagliato, che quei giudici erano delle persone per bene e che la loro condanna – per quanto suffragata da non contestabili passaggi di denaro – fosse un’altra prova del complotto.

Il problema di come materialmente il complotto si diffonda tra i suoi partecipanti, come dicevo, è ancora più intrigante quando concerne il mondo intero. Prendiamo il caso del Covid e dei vaccini. Non è chiaro se il complotto sia il primo o il secondo: è più probabile che sia composto di entrambe le fasi, ma questo ne rende ancora più difficile inquadrarne il metodo operativo. Dunque, la Cina ha fatto esplodere il Covid: per errore, per volontà, forse per scherzo. Oppure, fanno tanto i brillanti i cinesi, ma non si sono accorti che qualcun altro gliel’ha ficcato in casa (è in effetti l’ultima loro versione è stata l’accusa agli americani: voi dite che è scappato da un nostro laboratorio? Noo, è scappato da un vostro laboratorio!). Ma alla fine cinesi e americani erano d’accordo, con Big Pharma, con i giganti della tecnologia, con un centinaio di governi e un’ottantina di parlamenti, con i primari, gli scienziati e i giornalisti (limitiamoci al nucleo essenziale) per instaurare una dittatura sanitaria, par fare un sacco di soldi tutti e forse (ma più sì che no) per inserirci un chip nelle vene e controllarci attraverso i 5 G, che sono stati anche il mezzo per diffondere il vaccino. Ora, non è che uno discuta la coerenza del disegno. Ci sta tutta. Il dilemma è: ma come fanno a mettersi d’accordo, tutti questi? Si sono visti su Zoom o in un luogo segreto in una riunione preliminare? Vengono reclutati man mano? È possibile che nessuno rifiuti, ed esibisca le prove del complotto? Cioè, quelli sono più potenti, hanno il microchip e il 5G, ma la registrazione di una conversazione sono capaci di farla tutti! Per non parlare degli aspetti secondari. Tipo che tutti questi che cospirano il vaccino se lo sono fatto pure loro, e alcuni si sono fatti persino fotografare mentre erano in fila. Va bene, la immaginiamo la scena. Il Mattarella o il Bill Gates della situazione entra dentro, l’infermiere “pilotato” non gli fa nessuno iniezione, al massimo se ha voglia di scherzare gli punta l’indice sul braccio e fa “zzzzz” come se stesse amplificando il rumore del liquido che scorre dalla siringa alla vena, poi ridono, si danno il cinque e l’imboscato torna davanti ai fotografi. Non dico che sia inverosimile, se la pensiamo una volta. Ma dobbiamo moltiplicarla per milioni di volte, quanti sono i cospiratori. Possibile che non ci sia mai un inghippo, una defezione, uno che vuole diventare famoso con uno scoop, un militante avverso che gli inietta il curaro?

Il Covid, come nessun’altra cosa nel passato che comincia da quando ci sono i social, oppone in astiose diatribe i negazionisti del Covid al resto del mondo. Ci sono varie forme di negazionismo: alcune più sfumate, come l’attendismo (io non è che non voglio vaccinarmi, vediamo prima gli effetti a lungo termine, riparliamone fra una trentina d’anni, se nel frattempo non sono morto per gli effetti a medio termine del viagra, dei diserbanti o del pesce crudo) o il naturalimo; altre più radicali. Ma quasi tutte, a un certo punto, riprendono almeno qualcuno dei passaggi complottisti che ho indicato prima.

In effetti due sono gli aspetti che differenziano il complottismo intorno al Covid. Uno è che, salvo poche derive, il complottismo rimane di solito un’attività indifferente a chi non la pratica, e prelude ad atteggiamenti rinunciatari verso la vita sociale e la comunità; invece nel caso dei vaccini implica sì una posizione teoricamente passiva (non mi vaccino) ma che è estremamente attiva per i suoi effetti verso il resto della comunità, compromettendo l’organizzazione collettiva della tutela dalla malattia. Essa genera pertanto un antagonismo insanabile con i vaccinati (rimane peraltro poco chiaro cosa succederebbe, secondo i negazionisti minori, se tutti, oltre loro, smettessero di vaccinarsi). La seconda è che in quasi tutte le forme di negazionismo, come dicevo, si è costretti ad accedere almeno a qualcuna delle visionarie chiavi di lettura agite dai complottisti.

I negazionisti vengono contrastati di solito ricorrendo alle fonti: ma come, tiri fuori quella pagina social? Ma cosa dici, non hai letto quei dati? Al che l’altro ribatte: no, sei tu che ti fai manipolare dal Pensiero Unico. Così il dialogo non avanza mai. Io credo che sarebbe più produttivo costringere il negazionista a un altro piccolo sforzo creativo. Descrivere come esattamente funziona la procedura del complotto, passo passo. Sciogliere i nodi narrativi che ho descritto prima, che sono solo una parte di quelli complessivi (ad esempio, come mai del complotto non faccia mai parte – nonostante sia giornalista, politico, professionista o imprenditore della sanità – il cugino o l’amico del negazionista). D’accordo, se trovi quello che sostiene di essere uno degli Illuminati non si arrenderà per così poco. Ma qualcuno dei tanti a metà strada (o all’inizio del guado) magari si riesce a recuperarlo.

Evitiamo fraintendimenti: non nego che il potere tenda ad essere oppressivo nei confronti degli individui. È che per farlo, tranne che di rado, non ha bisogno di complottare. La diseguaglianza sociale che parte da una bassissima tassazione dei redditi altissimi, ad esempio, non è mica un segreto. Fa parte di programmi di governo che spesso votano pure i complottisti, anche quelli con redditi da fame. Gli algoritmi delle piattaforme te lo dicono appena accendi il telefono che come tocchi lo schermo si prendono l’accesso ai tuoi file. Altro che chip (che poi Astra Zeneca se proprio volesse cooperare con la questione del chip, invece che col vaccino te lo ficca in corpo, che so, potrebbe ficcarlo in corpo tramite uno dei suoi gastroprotettori che prendono miliardi di persone, benché siano stati avanzati forti dubbi scientifici sugli effetti a lungo termine). Lo sappiamo bene che c’è una certa ingenuità nel pensare che il nostro benessere dipende dal macellaio che ci vende la carne (come diceva Adam Smith), e che quello se può ci rifila nel trito per l’hamburger quella di qualità inferiore. Ma verrebbe complicato anche ai macellai (collettivamente considerati) strutturare tutto il sistema di vendita sulla carne semi-avariata, allo stesso modo che per le aziende farmaceutiche (nonostante la loro feroce avidità) viene più semplice orientare la produzione alla cura piuttosto che all’avvelenamento. Peraltro, proprio la questione Covid evidenzia quanto sia piena di sorprese la logica del sospetto verso le azioni di chi ha un interesse. In America, la maggior parte degli spazi pubblicitari dei media più vicini alle posizioni negazioniste sono acquistati dalle grandi aziende di prodotti alternativi alle medicine.

Il complottismo, come minimo nelle sue forme di pensiero più estreme, viene ricostruito quale falla psichica, delirio che porta, se non ad alterarli del tutto, a comporre impropriamente i dati della realtà, tipo di frustrazione o paura per la difficoltà di incidere su quel che accade o per sovvertire nella fantasia una vita insoddisfacente o persino per sublimare un trauma essenziale.

In un articolo di qualche tempo fa su Doppiozero, Alessandro Carrera suggeriva di affrontare il complottista cercando di intuire quale sia il suo vero problema, e racconta di averne smorzato uno chiedendogli repentinamente come stesse sua madre (aprendo nella bocca dell’interlocutore un vaso di Pandora sulla difficoltà del rapporto con quella, che lo distolse completamente dalla rivisitazione esoterica della Divina Commedia che stava compiendo). La madre! Ma se invece l’esito del caso si deve alla circostanza che fortuitamente Carrera avesse toccato la radice di tutti i complotti a venire? Alla fine chi può dirsi veramente certo che i genitori che lo hanno allevato siano veramente quelli di sangue? (il tema comincia a emergere: oltre alle prime rivelazioni della cronaca, non sarà casuale che abbia ottenuto un premio a Venezia Penelope Cruz per un film la cui trama contiene uno scambio in culla; ma si era già affacciato in quella Storia Esoterica di Beautiful). I tuoi genitori? Ma è la manipolazione del Pensiero Unico!

Allontanare le persone con lo stesso corredo genetico scompagina la società, riduce la solidarietà naturale e fa il gioco del potere.  Rende anche meno prevedibili i sistemi di cura (che in parte si fondano sull’indagine genetica) e dunque conviene a Big Pharma. Non sarebbe poi strano che gli stessi abietti personaggi (personale ospedaliero) che si fa da tramite per il passaggio vaccinale si prestassero alla più torbida delle azioni. Né sarebbe da escludere una complicità degli stessi genitori, pronti come tutti gli altri, a tradire il proprio mandato, a rovesciarlo nel suo contrario. Essere stati lasciati nella culla giusta è l’unico fatto che nessuno di noi potrebbe, di sé, testimoniare con certezza. Certo, ci sarebbero gli esami del dna: ma quale persona, in condizioni normali, di punto in bianco vi ricorre (e guarda caso, quando qualcuno li richiede, gli accertamenti gli danno ragione un congruo numero di volte)? Del resto il sistema sarebbe in grado di pilotare i risultati, di occultarne gli esiti. E non sarebbe più verosimile immaginare che il vaccino non serva per immettere un chip, ma invece per somministrare agenti chimici in grado di cancellare parzialmente le tracce genetiche? Se lo riportiamo ai singoli episodi, poi, non c’è da mettere d’accordo tanta gente. Per realizzarlo può bastare perfino una sola persona. Insomma, è più credibile dei tre quarti che circolano. Però è parecchio spiacevole da sostenere, sul piano personale. E un’altra caratteristica dei complottisti è che (patologia o no) di rado scoprono Verità che in primo luogo danno fastidio a loro (anche se col vaccino, purtroppo, non è detto…)

Di |2022-01-07T11:28:16+01:0017 Settembre 2021|Limite di velocità|

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