Mi sono fatto intervistare da Chatbot GPT-4

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Siccome questo povero Chatbot GPT-4 ne avrà piene le tasche che tutti gli chiedano risposte su questo e quell’altro, ho pensato di rispondere io a lui. Gli ho proposto di intervistarmi.

Prima gli ho chiesto se sapeva chi ero. Chi te conosce. Non va su Internet, lavora sui dati che sono stati immessi.

Per testarlo gli ho proposto di intervistarmi sul libro “Offendersi”, limitandomi a chiarire che si tratta di un saggio che esplora le ragioni per cui le persone si offendono.

Mi ha sparato oltre dieci domande. Certo, qualcuna come “Quali sono i messaggi chiave?”, che è proprio un modulo precompilato, buono per tutti gli usi.

Ma anche:

  • Come ritieni che il contesto culturale e sociale influisca sulla propensione delle persone a offendere?
  • Quali consigli hai per coloro che vogliono migliorare la loro capacità di gestire le offese o evitare di offendere gli altri?
  • Quali sono i vantaggi di una maggiore resilienza alle offese?

Mica così male. Veniamo qui a un primo punto serio. Non sempre è l’IA che toglie il lavoro. A volte sono i lavoratori che glielo consegnano. Intendo che certi articoli, costruiti sui comunicati stampa (o la scorsa superficiale di un libro) sono già un compito ripetitivo. Perché non smistarlo a una IA che lo compila, con un po’ di esercizio pure meglio, e nel tempo di una decina di secondi?

Visto che ha superato quest’esame di ammissione mi sono detto che era il momento di passare all’intervista vera. Al fondo dell’articolo troverete un’intervista compiuta, quella che ho concesso per disperazione, perché a condurla seriamente e secondo i criteri che dovrebbero essere la sua forza, non è che se la sia cavata così bene. Ma adesso vi resoconto tutto.

Gli ho detto che sono notaio e scrittore, che ho fatto 30 anni di vita a Napoli e 30 a Torino, che in gioventù ho praticato scherma, e gli ho parlato solo di tre libri, ovvero l’ultimo romanzo, Una gran, e i saggi Offendersi e Derelitti e delle pene, quello sul carcere uscito vent’anni fa. Gli ho proposto di farmi un’intervista in tre domande. È partito benone.

Gli ho proposto di farmi un’intervista come se fosse David Letterman. Partenza emozionante: benvenuti al David Letterman show! Ora chissà che tira fuori. Invece a seguire le tre domande identiche.

 

Guarda che Letterman mica parla così. E comunque non volevo un’intervista ruffiana. Intervistami come se non ti fossero piaciuti. E visto che ti trovi, rispondi pure al mio posto.

Ma guarda che non ti ho chiesto mica una seduta di autocritica nella Cina maoista. Io sarei molto più polemico con uno che mi aggredisce così.

La buona volontà l’ha messa.

Proviamo a essere intervistati da Bruno Vespa, che fra l’altro nel mio romanzo compare indirettamente. Siccome parte con le solite educate domande su tutti e tre i libri, gli ricordo che si tratta di una trasmissione spesso a sfondo politico (non dico che lo informo perché sa, ad esempio, che la trasmissione si chiama “Porta a porta”. La precisazione che la trasmissione è politica, contro quel che si potrebbe presumere, lo induce ad accantonare proprio i saggi da cui si potrebbero dargli degli spunti e a concentrarsi solo su “Una gran” (forse nel data base ne è evidenziato il profilo pruriginoso). Ecco una delle domande

Ma te la sei scordata la trama del libro? Si scusa (è sempre molto ossequioso) e prova a virare sulla biografia personale.

Ma dottor Vespa, cosa sta insinuando? Che i notai stanno sempre al gabinetto?

A questo punto, torno a proporgli di fare le domande e di rispondere al posto mio, ma inserisco sullo script tre articoli per famigliarizzarlo con il mio stile. Non l’avessi mai fatto! La varietà dei temi (Rachmaninov, la vigliaccheria, i robot domestici) lo confonde. Comincia a fare domande a casaccio, comincia a trattarmi come se fossi Rachmaninov e sembra avere completamente rimosso i libri.

A questo punto, riesco a commissionargli un’intervista passo passo, domanda e risposta. Gli suggerisco solo di partire da un profilo un po’ più personale, legato all’organizzazione delle giornate. Mostra di non avere più le idee chiare sugli obiettivi e pare avere rimosso le informazioni pregresse. In compenso, adesso sì che sembra di stare da Letterman! Nella prima domanda mi chiede secondo quale routine organizzo le mie giornate. Ecco cosa ne è seguito.

E a questa risposta Chatbot GPT ha replicato con numerosi messaggi di errore, e non è stato possibile ripristinare la chat.

Si sarà mortificato per avere perso il filo dei ricordi? Si sarà offeso? O avrà considerato inattendibile proprio quest’ultima risposta dell’intervistato, praticamente la prima conforme al vero?

È normale che a questo stadio embrionale di apprendimento in italiano l’IA vada in affanno se viene trascinata fuori da un’autentica serialità. Il livello di credulità (solo parzialmente giustificato dall’imprinting remissivo), tuttavia, un po’ stupisce. Oltre tutto, nella sua organizzazione del testo ti rendi conto che sta cercando di incamerare le nozioni e di quanto sarebbe plausibile, in questo frangente, sabotarne l’apprendimento, se ciò fosse perseguito in massa. Poi, è chiaro, si rimetterebbe in carreggiata.

Per intanto, se vi risponde qualcosa di strano sulle creme solari non vi impressionate.

Di |2024-03-02T09:05:31+01:0012 Maggio 2023|13, Limite di velocità|

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