Impazza la moda di sostenere il contrario di quello che appare
Avrei alcune domande. Senza un destinatario preciso, e quindi senza nomi. A qualche intellettuale come si usa dire “fuori dal coro”, a un po’ di invasati sui social, a chi capita per strada.
Finalmente qualcuno tira in ballo la complessità. Il mio dubbio è: ma dire che la colpa della guerra non è da addebitare alla Russia perché bisogna guardare la vicenda nella sua complessità, e dirlo a una trasmissione di audience per poi proclamarlo su Facebook, non è essa stessa la forma più grossolana ed eclatante di semplificazione? Ma se, nella limitazione a ritroso del principio di causa ed effetto, neppure deliberare l’invasione di una nazione sovrana attribuisce la responsabilità – dato che bisogna tenere conto della provocazione – perché non dovremmo considerare lo stesso Navalny responsabile del suo avvelenamento? Non parliamo poi della sua incarcerazione! Possiamo negare che Navalny se la sia andata a cercare, provocando Putin? Perché, se diciamo che la Russia ha il diritto a congelare il suo spazio geopolitico e pazienza per chi ci va sotto, non è ancora più normale che abbia il diritto di congelare il suo regime dittatoriale come e meglio che ai tempi dell’Unione Sovietica? Se Zelensky sbaglia a difendere il suo paese, perché così sacrifica le vite dei combattenti e dei civili (perché, immagino, lo dovrebbe mettere in conto che poi i russi lanciano le bombe sugli ospedali, e quindi la morte dei civili sarà colpa sua), non dovrebbe Navalny stare zitto invece che lanciare appelli a sollevarsi contro Putin, per non diventare poi responsabile, lui e non il regime, del fatto che tanta gente rimanga a marcire in prigione? E, sempre a proposito della provocazione: se domani, al prossimo stupro, un giudice se ne esce, come accadeva un tempo, con la storia che la donna aveva la sua responsabilità per la provocazione, cosa gli diciamo? Conveniamo sulla complessità del rapporto, che pure a suo modo ci sarà stata?
Ma se uno (una, un*) esprime il suo libero pensiero, di fatto avallando che uno stato stia bombardando un altro (quell’intellettuale magari lo considera spiacevole, inappropriato però in qualche modo lo ritiene giustificabile), non dovrebbe poi avere il senso della proporzione di accettare per sé critiche pesanti, virulente, e persino qualche offesa? Non dovrebbe, una personalità il cui narcisismo non rasenti il grottesco, pensare che se quelli possono sopportare le bombe lei – che in questo frangente di fatto sta teorizzando che qualcuno ha poco meno che il diritto di tirarle – può anche tenersi qualche smisuratezza verbale? E nel momento in cui il pensiero unico (per usare un termine mainstream sul quale torno dopo) della solidarietà sotto il suo post viene increspato da un messaggio che dice: “Poverina, meno male che non ti hanno bombardata!”, non dovrebbe chi malamente risponde a questo messaggio così invece esprimersi: “Gentile signore, vedo che nell’espressione del suo libero pensiero lei ricorre all’ironia e ovviamente nutro per questo il massimo rispetto, tuttavia…”.
E se a uno di questi intellettuali eterodossi – ieri che il vaccino è una soppressione della libertà, oggi che la guerra l’hanno cominciata gli americani – accade, come sempre accade, che una parte consistente dell’uditorio consenziente lo acclami distillando pensieri ancora più eterodossi (“Sì, è il nuovo ordine mondiale!” “Sì, è un trucco per controllarci con il chip”, “Sono gli ebrei”, “Sono i marziani”, “Gli ucraini si stanno bombardando da soli”), o anche esternazioni più gutturali, sono io che non li ho sentiti, o il potere della vanità è tale che non uno di questi intellettuali ha detto: “no, io mantengo la mia opinione, ma questa claque la rifiuto! Non sono mica un pagliaccio che si fa strumentalizzare!”? Non sarebbe un atto responsabile, oltre che di dignità personale e credibilità? O dobbiamo intendere che sono d’accordo?
Ma davvero se Zelensky la mollasse lì, invece di insistere con questa resistenza assurda, ci saremmo tolti il dente? E gli ucraini, qualcuno spolverandosi la giacca dalla polvere delle macerie o lustrandola per cancellare il sangue del figlio, correrebbero ad abbracciare i fratelli russi? Dunque è solo che, nonostante siano nazisti (nazisti in blocco, no? presidente ebreo, partito di ultradestra al 2,5%, la nazista brigata Azov composta di 3000 uomini, ma nazisti nel midollo, giusto?), sono poi dei bonaccioni incapaci di rincrescere a chi fa su loro affidamento, che si tratti del presidente o dell’anziano a cui fanno da badante (ovviamente per l’avida prospettiva di convincerlo al matrimonio ed ereditarne le sostanze)?
E se è vero che c’è contraddizione tra volere la pace e mandare delle armi agli invasi, che altro può voler dire questa posizione se non che senza armi gli invasi si arrendono e la pace torna più presto? E se poi è questo il problema, perché invece le armi non gliele mandiamo sulla testa, li bombardiamo pure noi, così si arrendono ancora prima? Non sarebbe più coerente?
E proprio dobbiamo farlo, per par condicio, che se diamo voce a Zelensky al Parlamento dobbiamo poi far parlare anche Putin? Perché poi, a prescindere dall’equiparazione, è evidente, no? che questo è il principale desiderio di Putin, la sua inconfessata ambizione, rivolgersi al parlamento italiano, e si è accontentato dello stadio a Mosca per scarto? E perché non invitarlo da Bruno Vespa? Lui e Zelensky? Anzi, lui e Biden. O forse no, che quello lo provoca? Lui e il sindaco polacco che ha mostrato la maglia a Salvini?
E se si parla dell’aumento della spesa militare ha senso battere il pugno sul tavolo additando la percentuale del PIL, senza che nessuno entri nel merito di che cosa include e cosa ammette questo numero? Stiamo parlando di difesa o di armi idonee all’attacco? Di ripristino della leva o di tecnologia? E di quale tecnologia? E quanto costa questa tecnologia? La riduzione delle armi non è sempre proceduta multilateralmente? (A proposito: lo sanno tutti che durante “l’estensione della Nato a est” le testate nucleari della Nato sul continente sono state ridotte del 98%?). Come funziona la storia della provocazione? Se un’alleanza difensiva con cui non sei in guerra si allarga al tuo vicino invadi il vicino perché sei provocato, ma se un paese comincia a minacciare i paesi dell’unione europea di cui sei parte (di cui sei parte, lo ricordi? Ricordi la pandemia, i prestiti, il fondo perduto?) e ti riarmi, insieme a loro, quella è responsabilità tua e non della provocazione? E se davvero non vogliamo essere alla mercè della volontà americana, cosa dovremmo fare? Rendere abbastanza autonoma la nostra difesa o affidarla integralmente agli Stati Uniti, così a maggior ragione possiamo dire che sono dei maledetti guerrafondai?
E se un giorno in un tribunale, l’avvocato che difende l’autore di una rapina sbotta. “Eh, no! Quello di ieri assolto per prescrizione, la settimana scorsa la polizia manco si è impegnata a trovare il colpevole! Adesso, guarda caso, ce la prendiamo proprio col mio cliente!” lo trovereste normale? No? E perché per gli interventi militari all’estero si è per il tribunale no? O tutti o nessuno! Se no che giustizia è?
Ma tutta questa gente che non ha idea di dove si trovi Viterbo e non ha mai letto un giornale, dove si sono costruiti tutta questa cultura sul Donbass? Ovvio, è bello informarsi, ma non sarà curioso trovare sempre e subito l’informazione che si desidera, come se la si fosse commissionata? E non sarà sospetto che una volta capito il soggetto, arriva da sola sullo smartphone? Il pensiero unico avrà risparmiato proprio quel telefono? Chiaro che il Donbass è teatro di violenze abominevoli, per lo più da entrambe le parti. Anche i Sudeti, del resto, avevano qualche giusto rancore verso gli slovacchi. Quindi aveva ragione Hitler a invadere la Cecoslovacchia? E anche l’Europa ad abbozzare, no?
Ma tutti questi che parlano del pensiero unico, cosa intendono? Qual era il pensiero unico ai tempi del Covid? Se uno leggeva Lancet, Nature, Science, seguiva gli esperimenti di laboratori nei diversi paesi, se uno li leggeva scopriva che non erano mica tutti concordi: su come fosse esploso il Covid, su cosa si dovesse fare per contenerlo, sullo stadio che avevano raggiunto i vaccini. Sì, certo, erano tutti piuttosto convinti che fosse in giro una pandemia, e che fossero stati prodotti dei vaccini per curarla. E se poi ci riferiamo al pensiero unico sulla guerra? Per non dire poi: il pensiero unico sulla politica estera degli Stati Uniti. Avete mai provato per una volta a leggere nello stesso giorno il Guardian, Le Monde, El Pais, il New York Times e quel tot di riviste? Ci credete che non hanno per nulla un pensiero unico, nel senso che ce l’hanno anche variegato tra loro, e che hanno demolito anni di politica, arroganza e corruzione americana (e le case farmaceutiche), assai più di certi che provano oggi a occupare la scena con un simulacro di pensiero critico e leccherebbero per terra pur di essere accolti (e pagati) in un luogo di cultura americano? Certo, anche quei giornali sono del parere che un paese abbia invaso un altro e che bisognerebbe dare una mano a quello aggredito (naturalmente ciascuno ipotizza modalità e limiti differenti, perché hanno pensieri diversi): lo vogliamo chiamare un chiodo fisso, una suggestione ricorrente? O è il pensiero unico? Ed è sempre sospetto quando tutti dicono la stessa cosa? E come mai nessuno si è ancora buttato da un costone trecento metri sull’abisso, perché non è persuaso del pensiero unico che lo sconsiglia? Ma gli anti-pensiero unico per cui l’obbligo vaccinale è un attentato alla libertà come fanno a diventare anche gli anti-pensiero unico per cui l’Ucraina deve fare quello che dicono i russi? C’entrerà il Nuovo Ordine Mondiale? Ne uccidono più le siringhe che le bombe? O ne guariscono meno i vaccini russi? E perché nessuno di loro va a vivere in Russia?
E infine: davvero non mi è chiaro che cosa sia il Nuovo Ordine Mondiale. Ho capito che lo sa Gigino il caldarrostaio, e per fortuna fa circolare la notizia, e che per il resto sono tutti in combutta. Per il Covid, in particolare: tutti i governi della terra, tutti gli scienziati, tutti gli istituti sanitari, tutti i giornali, cioè almeno quelli del mainstream, cioè quelli su cui scrivono i giornalisti, tutti sotto lo schiaffo delle case farmaceutiche, o forse di altri, di quelli. Cioè, non è più come una volta, che tu dicevi ci sono i buoni e i cattivi. Ma nemmeno quando dopo dicevi che sono tutti un po’ grigi. Non possiamo più fare questa distinzione perché quelli non ci dicono la verità. Ma chi sono quelli? E i russi fanno parte del nuovo o del vecchio ordine mondiale? E quelli del Nuovo Ordine Mondiale come fanno a mettersi d’accordo? si scrivono al mattino su WA? Non lo voglio negare ideologicamente, è proprio che non comprendo l’organigramma e la rete di funzionamento. Qualcuno me lo può spiegare con chiarezza e precisione? Non genericamente, quelli, quegli altri…proprio con uno schema pratico, cioè chi comanda, come lo hanno scelto, come gli altri ricevono ordini e perché vi si sottomettono. Se uno parlasse di disordine mondiale (o di ordine territorialmente circoscritto, per quanto vasto possa essere) sarebbe una domanda sciocca. Ma questo è il Nuovo Ordine Mondiale. Capito? È nuovo. Ordinato. E mondiale. Ma come cazzo funziona? Non è che qualcuno sta fregando sulla complessità?
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