I giorni del contagio, i giorni dopo il contagio. “La peste” di Albert Camus

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O che si dovrebbero usare. Brevi passi da sottolineare, a volte da percorrere.

Sul principio gli uomini avevano accettato di essere isolati dall’esterno come avrebbero accettato una qualunque temporanea noia che non disturbasse se non alcune delle loro abitudini. Ma fatti coscienti all’improvviso di una sorta di sequestro, sotto il coperchio del cielo dove cominciava a lievitare l’estate, sentivano confusamente che la reclusione minacciava tutta la loro vita, e venuta la sera, l’energia che ritrovavano con la frescura li spingeva talvolta ad atti disperati.

Prima di tutto, che sia stato o no per effetto di una coincidenza, a cominciare da quella settimana, vi fu nella nostra città una paura così generale e profonda da far supporre che i nostri concittadini cominciassero davvero ad aver coscienza della loro situazione. Da questo punto di vista, l’aria della città si modificò; ma in verità la questione è se il mutamento fosse nell’aria o nei cuori.

(…)

Tutta la città si gettò fuori per festeggiare il minuto di oppressione in cui il tempo delle sofferenze finiva e il tempo dell’oblio non era ancora incominciato.

Si ballava in tutte le piazze. Da un giorno all’altro la circolazione era aumentata considerevolmente e le automobili, diventate più numerose, procedevano con difficoltà nelle strade affollate. Le campane della città suonarono a distesa per tutto il pomeriggio, colmando di vibrazioni un cielo azzurro e dorato. Nelle chiese, infatti, si celebravano funzioni di ringraziamento. Ma i tanti locali di svago erano pieni fino a schiantare, e i caffè, senza curarsi del futuro, distribuivano i loro ultimi liquori. Davanti ai banchi si stipava una folla di persone similmente eccitata e, tra esse, numerose coppie abbracciate, che non temevano di dar spettacolo. Tutti gridavano e ridevano. La provvista di vita che avevano fatto durante i mesi in cui ciascuno aveva fatto dell’animo suo una sentinella, la spendevano in quel giorno, che era quasi il giorno della loro sopravvivenza. Il giorno dopo sarebbe cominciata la vita stessa, con le sue precauzioni; per il momento, persone d’origine assai diversa si affiancavano fraternizzando. L’eguaglianza che la presenza della morte non era riuscita a realizzare, la gioia della liberazione la stabiliva, almeno per alcune ore.

 

Albert Camus

Da “La peste”

Di |2020-09-11T15:17:23+01:0028 Febbraio 2020|Open space|

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