Recensione del libro “Il Mago di Lublino” di Isaac Bashevis Singer

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Yasha Mazur fa quello che vuole col suo corpo flessuoso. Gli attraversamenti in equilibrio sul filo teso e la capacità di liberarsi dalle catene o di dominare i lucchetti sono il fiore all’occhiello del suo repertorio di mago, che comprende anche la manipolazione delle carte e le branche del’illusionismo e dell’ipnosi. Il suo sprizzare di energia lo rende amante instancabile di quattro donne, una delle quali è la sua devota moglie, e a ognuna consacra la sua ubiquità, la propria infantile infedeltà e la promessa di una relazione esclusiva. Ma la sua anima non ha la stessa leggerezza del corpo. Yasha vive con irrequietezza la volubilità delle sue scelte interiori, anche di quelle che concernono la sua carriera di mago, che certo decollerebbe- così in tanti gli dicono- sui grandi palcoscenici europei. Più di ogni cosa Yasha fatica a trovare un aggiustamento con Dio, che è più nei suoi desideri che nella fede ma che ciononostante finisce sempre per interpellare richiedendo qualche segno esteriore che sorpassi il rigore del razionalismo. Singer scrisse nel 1960 questo splendido, drammatico e divertente romanzo alternando con fluidità gli eventi della storia e le congetture nella gorgogliante introspezione del suo personaggio, che seguiamo camminare sul filo e resistere ai legami ma solo metaforicamente per tutto il libro sino al momento in cui, messo alle strette da alcune conseguenze delle sue azioni, intraprende una dura e riconciliante penitenza religiosa che preclude finalmente ogni evasione ed equilibrismo.

 

Isaac Bashevis Singer

Il mago di Lublino

Traduzione di Katia Bagnoli

Adelphi

Di |2020-09-11T15:17:18+01:0024 Luglio 2020|Libri consigliati|

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