Dolore e furore di Sergio Luzzatto

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Non credo ci siano in questo momento storici italiani in grado di competere con Sergio Luzzatto sul Novecento quanto alla capacità di unire il rigore dell’analisi documentale con lo stile del narratore puro, e nemmeno nell’attitudine a risalire dal singolo e dal dettaglio a conclusioni e ambiti più generali. Il sottotitolo di Dolore e furore, ovvero una Storia delle Brigate Rosse, è più sfaccettato e ambiguo di quel che può apparire: di partenza (e nell’introduzione low profile dell’autore) il libro si presenta in effetti una storia di un singolo brigatista, che si allarga però naturalmente al suo stretto contesto, la Genova tra gli anni sessanta e l’inizio degli anni ottanta, durante i quali il protagonista arrivò al vertice – chiamiamolo pure “militare” – della colonna locale del gruppo terroristico; ma diventa man mano una storia interpretativa convincente dell’intero fenomeno delle BR. Curiosamente, l’individuo sulle cui tracce documentali si è lanciato Luzzatto non rappresenta affatto una storia “esemplare”, se non in negativo (serve ad esempio a rimarcare la matrice non operaistica del terrorismo, pista piuttosto cara a Luzzatto), e al massimo ricalca, nell’ambito della lotta armata, un certo profilo socio-psicologico di “perdente radicale”. Il nome di Riccardo Dura non è noto, e nemmeno lo fu nelle indagini, ciò che rende ancora più meritevole il lavoro di Luzzatto, che giustamente evidenzia come si trattasse del terrorista perfetto con riguardo alla clandestinità. Attraverso le sue vicende emerge il ruolo paradigmatico di Genova nello sviluppo delle BR, rimediando a una sottovalutazione che sin qui aveva messo in luce essenzialmente Torino e Milano. Questa rivendicazione di sgradito campanile, tuttavia, è a sua volta un mezzo per illuminare l’evoluzione e il declino del gruppo sul piano nazionale, sino alla crisi mortale che secondo l’autore non coincide (come invece per la pubblicistica maggioritaria) con l’omicidio di Moro bensì, un anno dopo, con quello dell’operaio Guido Rossa, cui venne fatto scontare il torto di avere denunciato un compagno di fabbrica per il volantinaggio. Il ritratto dell’eroe controvoglia Guido Rossa è molto potente, e la tesi convincente. Invero, si potrebbe considerare contradditoria con un altro caposaldo dell’interpretazione di Luzzatto, ovvero la sua parziale adesione al “teorema Dalla Chiesa” che supponeva essere il terrorismo una questione avanguardistica di cattivi maestri intellettuali e cattivi allievi raccattati soprattutto nell’ambito para-universitario (il limite era che il generale si soffermava più sugli arresti che sulle condanne, finendo per sottovalutare il consistente apporto di tanti immigrati sradicati). Le Brigate Rosse non attecchirono mai nelle fabbriche: ma gli operai sentivano lontane le istituzioni, e non di rado i mugugni verso i brigatisti, piuttosto che la militanza armata, concernevano la scarsa pregnanza anti-padronale dei bersagli. L’isolamento di Guido Rossa conseguì da un simile atteggiamento, e i suoi funerali di massa a Genova furono almeno l’occasione per una radicale autocritica altrettanto di massa. Da tempo, peraltro, gli obiettivi delle Brigate Rosse si erano ideologicamente immiseriti e le azioni erano nulla più che un regolamento di conti con i vecchi avversari della squadra antiterroristica torinese o il sigillo finale di un odioso censimento dei funzionari più riformisti dell’amministrazione penitenziaria: nella coda conclusiva, poi, nulla li distinse da una cieca e criminale determinazione all’assassinio. Ciononostante, in Dolore e furore il tratteggio di ciascuno di loro ha la cura di non tralasciarne i riverberi di umanità e l’intima fragilità, senza che in alcun modo ciò sfoci in giustificazionismo: egualmente, Luzzatto non rinuncia a togliere i veli dalle zone più scure dell’agire istituzionale, a partire dalla discutibile impronta repressiva del procuratore di Genova Coco (la prima vittima significativa dell’azione terroristica) e a concludere con l’irruzione dei carabinieri nel covo di via Fracchia con il palese e poi celato imperativo di non fare prigionieri. Tra i cinque cadaveri vi una certa difficoltà a riconoscerne uno, scampato sin lì alla segnaletica: si trattava di Riccardo Dura. Un certo spazio il libro dedica anche alle vicende dei tre intellettuali di punta del terrorismo rosso genovese, ovvero Fenzi, Faina e Senzani, quest’ultimo col tempo il più importante, e l’unico verso il quale l’autore mostra una franca antipatia, ritenendolo immeritevole dei chiaroscuri che concede a quasi tutti i personaggi che compaiono nel volume. A Senzani, più che ad ogni altro, si deve la focalizzazione strategica sull’obiettivo di annientare la segregazione differenziata in carcere, fulcro della politica di contenimento del terrorismo, mediante lo sterminio dei suoi realizzatori. La storia di Luzzatto è estremamente endogena, aliena da quella pletora di riferimenti alle trame oscure che in passato hanno rischiato di renderne incomprensibili le radici. C’è poca esplicita sociologia, ma elementi a sufficienza per ricavarla; e una delicata attenzione psicologica a quelle sfere dell’intimo sentire personale che del resto sanno essere deflagranti più di ogni indottrinamento.

Sergio Luzzatto

Dolore e furore

Einaudi 

Anche se prevale un tono leggero e una gradevole vena di humor, la documentazione è solida, gli esempi fitti e illuminanti

Corrado Augias, Il Venerdì

Un trattato, mica bruscolini. Il trattato, infatti, tipo quelli di Spinoza o di Wittgenstein, è un’opera di carattere filosofico, scientifico, letterario (...) E così è. Nel suo trattato Bassetti espone il come e perché dell’offesa.

Francesca Rigotti, Il Sole 24 ore

 

C’è un passo in cui di Bassetti dice che questo è un tema sorprendentemente poco esplorato...Non lo è più da quando c’è questo libro

La conclusione del conduttore di Fahrenheit – Tommaso Giartosio

 

Queste sono le tre ragioni per cui ci si offende:

  1. Hai detto male di me

  2. Hai violato un confine

  3. Non ti sei accorto di me come, e quanto, avresti dovuto

Di |2024-02-11T22:47:02+01:009 Febbraio 2024|Libri consigliati|

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