L’ultima intervista di Eshkol Nevo

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Una categoria stucchevole di romanzo è quella che mette in scena, magari nella forma dell’autofiction, lo scrittore di mezza età in crisi creativa. Viene sempre da pensare che l’autore contraddica la sua missione, che dovrebbe essere quella di raccogliere le storie nascoste nel mondo (magari nascoste al punto di non essere mai accadute) invece di pescare pigramente nei cassetti della sua biancheria. “L’ultima intervista” di Eshkol Nevo è fatto di tutt’altra pasta e usa quest’approccio in senso metanarrativo. Formalmente il libro si compone di risposte a un’intervista assolutamente generica, fatta di domande come “Scrive di mattina o di sera?” e “Potrebbe vivere e scrivere in un altro paese?”. Nevo non risponde mai direttamente ma utilizza ogni domanda per innescare un ricordo dal quale germina un racconto (quasi sempre incantevole) o uno scavo doloroso nel presente delle due situazioni che lo stringono in una morsa, la separazione dalla moglie di Dikla e la malattia terminale dell’amico Ari. Le risposte sono solo apparentemente divaganti: Nevo del resto scrive che in qualunque storia di un libro “non c’è un vero e proprio argomento, piuttosto una domanda che intriga l’autore e a volte nel corso della scrittura questa domanda lascia il posto a un’altra. Di solito alla fine non si trova nessuna risposta”. E il protagonista del romanzo mai resiste alla tentazione di schivare e ribaltare in uno sviluppo narrativo le domande che il pubblico gli pone durante le presentazioni: quel che veramente gli preme in modo ossessivo è di cannibalizzare la realtà che gli capita a tiro per farne oggetto di una traccia narrativa per un libro. Siccome però è necessario ritoccarla, la verità e il romanzo diventano incompatibili. La domanda che un intervistatore diverso da quello immaginato nel romanzo vorrebbe porre a Nevo sarebbe certamente: “Quanto questo è un libro autobiografico?”. Ma la risposta la troverebbe già qui, a pagina 271: “Più mento dal punto di vista biografico, più mi avvicino alla verità profonda che sta al di là dei fatti”.  E’ per questo che il libro può definirsi assolutamente sincero, a prescindere dall’esattezza, e restituire il suo senso più profondo a una letteratura ultimamente ossessionata dalla cronaca.

 

Eshkol Nevo

L’ultima intervista

Traduzione di Raffaella Scardi

Neri Pozza

Di |2020-09-11T15:17:27+01:0022 Novembre 2019|Libri consigliati|

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