Recensione del film “5 è il numero perfetto”

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Ogni padre sogna che il figlio condivida qualcuno dei suoi interessi, o addirittura ne segua le orme nel mestiere, e fantastica che questo passaggio di testimone generazionale venga suggellato ritualmente da un dono. E Peppino Lo Cicero, sicario camorrista pensionato nella Napoli dei primi anni ’70, ha il piacere di coronare tale aspirazione regalando al suo giovanotto una sontuosa rivoltella. Ci sarebbe anche l’occasione di inaugurarla in quattro e quattr’otto ma la missione omicida di Lo Cicero junior viene funestata da un incidente sul lavoro. Al cinema i cadeaux delle pistole non portano mai bene: forse qualcuno ricorderà quell’eccellente film, Il giocattolo, con Nino Manfredi che rivelava al poligono un inatteso talento di tiratore e veniva gratificato dall’amico poliziotto Vittorio Mezzogiorno del regalo ben impacchettato di una calibro non ricordo che, dalla quale discendeva una crescente serie di grattacapi.

 

Il vecchio Lo Cicero abbandona la vita monotona e sedentaria che aveva intrapreso e rientra in gioco, sia perché parrebbe vogliano fare la festa anche a lui sia e specialmente per vendicare il figlio Nino. Si stoppi chi pensa che cominci da qui un ordinario film camorristico. Non solo è ambientato in una fase storica non ancora contraddistinta dalle mattanze di Gomorra, ma il suo regista è il fumettista Igort che attinge a un suo testo del 2002, quando ancora il filone nemmeno era nato. Quelle che possono apparire variazioni parodistiche sul tema, dunque, sono invece applicazioni del canone graphic novel al grande schermo, che in definitiva costituisce in partenza l’aspetto più interessante del film. Del fumetto, in effetti, 5 è il numero perfetto conserva alcuni elementi strutturali, come la partizione in capitoli presentati con un’accattivante figurazione, la definizione marcata e puntuta dei tratti fisionomici– grazie alla quale Toni Servillo, che interpreta il protagonista viene corredato di un naso da boxeur- o un certo tipo di approccio al colore, oltre ovviamente alla plasticità quasi statica dell’azione. Del cartoon la pellicola assume anche gli spazi: come nelle singole strip è inimmaginabile stipare personaggi, così le scene vengono adattate con grande parsimonia di figure. Anzi, quell’estetica è proiettata su tutte le sequenze, che mostrano una città sempre deserta; e per lo più notturna e piovosa, ciò che agli amanti di letteratura napoletana rammenterà Malacqua di Nicola Pugliese e a quelli del cinema la cupezza dell’Amore molesto di Mario Martone (tecnicamente però il vero referente prossimo di 5 è il numero perfetto è Dick Tracy di Warren Beatty).

 

Il principale legame non reciso con il genere fumettistico, tuttavia, è nell’esagerazione dei contenuti e nell’eleganza non pulp degli ammazzamenti. E le vere sovrapposizioni, ancor più della videocamera, sono la voce e il corpo scenico di Servillo, fra l’altro magistralmente eduardiano in un paio di scene, quella del flashback in cui spiega didatticamente al suo bambino perché l’equilibrio del mondo ha bisogno dei criminali e quella in cui spiega alla sua ex amante in che senso 5 è il numero perfetto, attingendo all’anedottica di un vecchio parente che era lo scuorno della famiglia perché faceva la guardia, sia pure soltanto postale.

A parte Servillo, il film si accende su alcuni personaggi secondari mentre rimangono piuttosto sbiadite le figure laterali al protagonista: Carlo Buccirosso che pure interpreta un ruolo teoricamente fondamentale, e specie Valeria Golino che sembra ci debba stare giusto perché in un fumetto una donna innamorata e in pericolo è d’obbligo. Il colpo di scena finale è un po’ tirato, al pari di qualche sbrodolamento sermoneggiante nella sceneggiatura del testo affidato a Servillo, e l’introspezione abbastanza alla buona. L’insieme comunque, pure come allestimento non convenzionale di un noir, è spassoso e l’apporto fotografico di Nicolaj Bruel (già apprezzato in Dogman) notevole, al pari della scenografia.

 

 

5 è il numero perfetto

Igort

Votazione finale

I giudizi

soli_4
Perfetto


Alla grande


Merita


Niente male


Né infamia né lode


Anche no


Da dimenticare


Terrificante

ombrelli_4
Si salvi chi può

Di |2020-09-11T15:17:29+01:006 Settembre 2019|Il Nuovo Giudizio Universale|

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