Top ten dei bugiardi

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Ecco la classifica motivata dei primi dieci bugiardi di tutta la storia. Segnalo che non c’è nemmeno una donna.

  1. Pinocchio

Circondato da un branco di adulti perfettini,

supponenti o traditori, si guadagna il ruolo di immeritato prototipo del bugiardo, anche se in realtà mente solo tre volte (contate) in tutto un libro. In compenso generazioni di bimbi verranno terrorizzati dagli adulti con la bugia che se non diranno la verità gli crescerà il naso.

 

  1. David Greenglass

 

Con una falsa testimonianza,sollecitata dai giudici americani, manda alla sedia elettrica nel 1953 la sorella e il cognato, gli innocenti coniugi Rosenberg, accusandoli di  avere passato ai russi informazioni sulla bomba atomica.Spia conclamata, lui, grazie a questa falsa confessione riduce la sua pena a dieci anni di carcere (morirà a 92). E’ il prototipo del cattivo “pentito” giudiziario, spesso uno che ha compiuto azioni più odiose di quelli che accusa, che poi rimangono in galera mentre lui esce.

 

  1. Ser Cepparello

 

Protagonista della prima novella del Decameron e probabilmente realmente esistito. Era notaio e secondo Boccaccio, che evidentemente odiava la categoria peggio dell’Antitrust, questo lo induceva a vergognarsi di dire il vero. In punto di morte dice un sacco di balle al confessore, spianandosi la strada verso la santità e il culto devozionale senza che Dio abbia da eccepire. E’ capitato nella storia della Chiesa che alcuni santi siano stati rimossi, e quelli che avevano ricevuto la grazia protestassero: “E allora a noi il miracolo chi l’ha fatto?”

 

  1. Cagliostro

 

Dalla nascita nel 1743 alla morte nel 1793 riassunse ogni forma di fregnaccia, oltre all’alchimismo: usurpò titoli nobiliari, frodò i monarchi e i poveracci (a suo onore in egual misura), millantò mestieri. Anticipò la figura del medico impostore, ammodernò quella del guaritore e fabbricante di balsami prodigiosi. Fu mitomane e pataccaro e, prima di essere seppellito in terra sconsacrata, diede, nel suo peregrinare europeo, un primo contributo allo stereotipo della cialtroneria italiana.

 

  1. William Henry Ireland

 

Figlio di un noto scultore che coltivava la fissa di Shakespeare, per elevarsi agli occhi del padre che lo considerava una nullità, redasse falsi manoscritti della vita del Bardo. A un certo punto simulò il ritrovamento di drammi di Shakespeare, scritti in realtà da lui, uno dei quali riuscì anche ad approdare a una fischiatissima prima teatrale. Per scagionare il padre della accuse di avere messo su la montatura, scrisse ai giornali una lettera di confessione. “Stai mentendo!” replicò il padre, a prova del fatto che viene un momento in cui tenersi la bugia è più rasserenante che trovare la verità. Fu il prototipo del falsario d’arte, tanto che falsificò i suoi stessi falsi. Ma ha l’onore che uno di essi è ora conservato al Globe Theatre, accanto ai reperti scespiriani.

 

  1. Iago

 

Di bugia vera ne disse una soltanto, a proposito di un sogno di Desdemona, ed ebbe cura di ridimensionarla egli stesso. Fece di meglio: spinse Otello a interpretare in modo sbagliato fatti veri, che accadevano per loro conto o con la sua complicità. Fu il prototipo del manipolatore, dimostrando che l’arte più raffinata della menzogna è lavorare sul contesto, e anche spostare i pezzi dell’insieme, oppure ometterne qualcuno. Costruire insomma la bugia con il vero che si ha a disposizione.

 

  1. Jean- Claude Romand

 

Raccontò di essersi laureato in medicina e poi per sostenere la bugia dovette progressivamente inventarsi impegni, lavoro, pazienti e falsificare ogni secondo della sua vita. Siccome la questione diventava complicata e gli spiaceva fare brutta figura, specie con i familiari con i quali era molto premuroso, nel 1993 li massacrò tutti: moglie, bambini e genitori. E’ il modello della catena inarrestabile che mette in moto una bugia. Storia vera, immortalata da Carrère nel romanzo L’avversario.

 

  1. Stalin

 

Spesso le dittature più orribili, contando sulla forza del regime, non perdono tempo a mentire. Stalin cancellò la definizione stessa di verità, espellendola persino dalle foto, depurate negli anni dalla presenza a fianco a lui di chi era stato fucilato. Il Terrore staliniano arrivò a dividere la popolazione in categorie sociali, stabilendo che il 5% di ciascuna dovesse essere incarcerato con un’accusa qualsiasi. Ebbe la gentilezza, talvolta, di farla scegliere agli accusati. Condusse un intero popolo a mentire: per viltà, per necessità, per abitudine, per paura. E tanti contro se stessi, per far cessare il terrore, e con esso la vita, attraverso una confessione.

 

  1. Ulisse

 

Dopo una schiera di valorosi eroi greci, tutti frontali e leggermente ottusi, si scolpì in Ulisse una nuova figura di uomo obliquo, in cui (secondo una formula che Hanna Arendt ha proposto per la politica) la capacità di cambiare il mondo è direttamente proporzionale alla capacità di negarlo. Ulisse ha sempre ottime ragioni per ingannare, ma è il prototipo dell’atteggiamento classista che nutriamo verso le bugie. Visto che gli è andata bene ne celebriamo l’astuzia. Se, tipo, Polifemo fosse stato meno idiota lo ricorderemmo come un impostore che ha avuto quel che meritava.

 

  1. L’inconscio

 

Il più capillarmente diffuso tra i bugiardi. Non prende mai le questioni di petto, parla per mezze frasi o le mette in bocca al conscio senza mai avere il coraggio di dirle di suo in modo franco, distoglie l’attenzione dai problemi. Coltiva stupidi rancori infantili. D’altronde si fa fare fesso con disarmante ingenuità. Secondo alcuni scienziati è un povero cristo o una leggenda, e per le bugie dovremmo rivolgerci direttamente al cervello. Che però, tendenzialmente, è ancora più stronzo.

Anche se prevale un tono leggero e una gradevole vena di humor, la documentazione è solida, gli esempi fitti e illuminanti

Corrado Augias, Il Venerdì

Un trattato, mica bruscolini. Il trattato, infatti, tipo quelli di Spinoza o di Wittgenstein, è un’opera di carattere filosofico, scientifico, letterario (...) E così è. Nel suo trattato Bassetti espone il come e perché dell’offesa.

Francesca Rigotti, Il Sole 24 ore

 

C’è un passo in cui di Bassetti dice che questo è un tema sorprendentemente poco esplorato...Non lo è più da quando c’è questo libro

La conclusione del conduttore di Fahrenheit – Tommaso Giartosio

 

Queste sono le tre ragioni per cui ci si offende:

  1. Hai detto male di me

  2. Hai violato un confine

  3. Non ti sei accorto di me come, e quanto, avresti dovuto

Di |2023-05-12T15:22:58+01:0012 Maggio 2017|Fuori strada|

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