Incontri coi selvaggi, Jean Talon

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“Contro il buon selvaggio” si potrebbe anche intitolare questo libro. Nel senso che alla fine il “selvaggio” non era mai proprio come se lo aspettavano gli avventurieri, gli esploratori e gli antropologi che c’erano entrati in contatto: o non era in grado di assimilare i “sani principi” che il civilizzatore pretendeva di inculcargli o era invece più furbo di quest’ultimo e lo prendeva simpaticamente per il culo. Non è proprio in linea con la filosofia ottimistica dell’altro e dell’alterità, questa curiosa, piccola raccolta di cronache di viaggi nei paesi lontani di Jean Talon, e suggerisce che l’incontro, oltre un certo livello di diversità, si risolva sempre in uno smacco o in un gigantesco equivoco. Il materiale raccolto da Talon è assai eterogeneo: ne fanno parte anche un viaggio mai avvenuto, quello del millantatore Psalmanazar che nel ‘700 sciorinò dettagli orridi e piccanti dell’isola di Formosa dove non era mai stato, e l’incontro ravvicinato sui ghiacciai tra Rasmussen e un orso polare, alla fine l’avvicinamento più empatico. Ma per il resto sono episodi veri tra umani. Cioè, veri fino a un certo punto. Nella costante ricerca di un registro comico non ostentato, Talon a volte si rimette senza ingerirsi all’inverosimile verità delle cronache d’epoca, altre volte trova più intrigante condire di suo, calcando un po’ troppo la mano su Malinowski, trattato come un disturbato sessuale che riversava le sue proiezioni interne sulla presunta libertà sessuale dei trobriandesi, lieti di assecondarlo pur di scroccare tabacco. Però le storie si divorano, e appena finita una non si vede l’ora di passare alla successiva.

 

Jean Talon

Incontri coi selvaggi

Quodlibet

Di |2020-09-11T15:16:44+01:009 Giugno 2017|Libri consigliati|

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