“Fratelli d’anima” di David Diop

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La guerra non è esattamente l’occasione per dar conto delle differenze personali, e nemmeno di quelle fra i gruppi, visto che unisce tutti nella disgrazia e nella ferocia. Ci sono tuttavia categorie di soldati più disgraziate, perché neppure hanno l’illusione di combattere per il proprio paese: e che pure diventano le più feroci, perché così gli altri le vedono, ed obbedire alle aspettative diventa psicologicamente uno strano atto, che parte dalla remissività e sfocia nella trasgressione. 130.000 tiratori senegalesi furono usati dai francesi come carne da macello nella prima guerra mondiale, implacabili fucilieri ma anche lanciati con il machete nelle trincee, considerati selvaggi dai bianchi, francesi o tedeschi che fossero. David Diop ci racconta la storia di uno di loro, Alfa Ndiaye, della sua personale tragedia nel vedere il suo più che fratello cadere sotto i colpi e non avere la forza di dargli quello di grazia, del suo modo di ristabilire la sorte mozzando le mani dei nemici, di come dopo qualche giorno da eroe diventi incubo anche per i commilitoni. Diop trova soluzioni linguistiche sublimi per far fluire la voce dell’io narrante e sintetizzare al suo interno la fusione fra il realismo brutale delle carni straziate e il pensiero magico che Alfa Ndiaye ha portato con sé dal villaggio.

 

David Diop

Fratelli d’anima

Neri Pozza

Traduzione di Giovanni Bogliolo

Di |2020-09-11T15:17:32+01:0012 Luglio 2019|Libri consigliati|

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