Un paio di settimane fa, dopo le strampalate e inquietanti dichiarazioni di Trump, ho ideato un breve video da postare sui social, un collage di immagini scelte per dar conto espressivo di quanto aberrante suonasse quella sua proposta. Il mio non era un progetto strutturato con ambizioni di diffusione, mi ero accodato all’ispirazione dettata dalla subitanea indignazione. Quando le piattaforme lo hanno silenziato per una questione di copyright sul sonoro ho lasciato perdere.
Mai mi sarei aspettato che nel giro di poco Trump ne diffondesse uno di contenuti molto analoghi (e ovviamente di un’incomparabile cura tecnica). Per me sarebbe palese che tutti reagiscano come avrebbero reagito al mio, ritenendolo una parodia satirica (c’ho messo un’ora buona per ammettere che, okay, non era stato hackerato il sito di Trump). Ma se il video è stato messo in giro temo che non sia così. Ringrazio anche che sia insorto questo ostacolo tecnico alla circolazione del mio. Se anche una persona sola l’avesse inteso come un sostegno alla causa di Gaza Beach ne avrei sofferto molto.
Trovo utile però riproporlo per qualche giorno sul wrog, fugacemente, giusto per avere il vostro parere se ci siano davvero delle ragioni per le quali il mio appare chiaramente una satira e quell’altro uno spot promozionale. Che mi rassicuraste. Sapete, perché se nel mondo possiamo arrivare a fraintenderci anche su una roba così viviamo già su due pianeti distinti.
Scaricate il video per visualizzarlo.
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