Le persone non servono
(Jerry Kaplan)

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Non è un personaggio che possa essere tacciato di oscurantismo digitale. Jerry Kaplan è stato un pioniere della Silicon Valley e padroneggia perfettamente la materia dell’intelligenza artificiale. E’ convinto, tanto per dire, che le auto senza pilota diventeranno le migliori amiche dell’uomo. Però mette il dito nella piaga: se l’agricoltura fosse stata automatizzata in cinque anni invece che in cento, milioni di persone sarebbero morte di fame. Ed è quello che rischia di accadere oggi, con la rivoluzione digitale che sottrae posti di lavoro senza che i disoccupati abbiano tempo per crearsi una nuova istruzione. Kaplan fa proposte concrete sulla questione, in mezzo a discorsi intelligenti e qualche sassolino tolto dalla scarpa (è palese un certo rancore personale verso Jeff Bezos e il tentativo di motivarci ad andare sotto la sede di Amazon con i forconi): è una voce umana che parla con la giusta ripartizione di simpatia tra gli uomini e gli “intelletti sintetici”. Chissà se il robot che fra una decina d’anni scriverà nella stessa collana sarà altrettanto equilibrato.

 

Jerry Kaplan

Le persone non servono

Luiss University Press

Di |2020-09-11T15:16:58+01:0012 Gennaio 2017|Libri consigliati|

Un commento

  1. dario bar 28/02/2017 al 21:02 - Rispondi

    Già oggi un robot, nemmeno tanto evoluto, potrebbe scrivere cose più equilibrate.
    Kaplan spiega molto bene gli effetti della rapida evoluzione e diffusione dell’intelligenza artificiale e dei robot. Sono illuminanti le analisi economiche, finanziarie, tecnico-ingegneristico-informatiche e del mondo del lavoro. Ma quando parla di educazione, musica, medicina, riscaldamento climatico, motivazione, dignità farebbe meglio a documentarsi di più; per esempio leggendo qualche ricerca di neuroscienze cognitive e pedagogia capirebbe l’importanza di fare calcoli a mente e scrivere con le mani anche se i computer lo fanno meglio. i bambini che usano meno gli strumenti digitali non solo vanno meglio a scuola (ma non sembra sia importante per Kaplan) ma saranno i migliori e più creativi programmatori di computer (M. Spietzer, Demenza digitale).
    Anche quando parla di questioni sociali importantissime come la distribuzione del reddito è bravissimo coi numeri e le statistiche (molto importanti) ma sembra che tralasci o sottovaluti l’aspetto umano. Non sono solo le parole e il linguaggio che cambiano con l’evoluzione della tecnologia. Cambiamo noi, la nostra mente e la nostra cultura. Ma il nostro dna rimane lo stesso, legato alle emozione, al contatto delle mani con la terra, all’empatia nel contatto diretto con una persona,al lavoro fisico e a camminare su un prato e non sopra un robot che ti dice cosa fare.

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