Comma 22 di Joseph Heller

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Non fosse altro perché è in corso su Netflix la miniserie di Georhe Cloney tratta dal romanzo, vale la pena- per chi non lo ha mai fatto– di leggere “Comma 22” di Joseph Heller, il fluviale romanzo troppo spesso ricordato solo come un grande manifesto antimilitarista. Il tema, certo, è la stupidità della guerra e l’annichilimento dell’individuo di fronte a un sistema di potere che a un certo punto comincia a funzionare in modo automatico e irrazionale, alimentato dal sadismo di coloro che si trovano ai vertici. Eppure sarebbe sbagliato classificarlo come un romanzo di guerra. Intanto perché il conflitto, la seconda guerra mondiale è quasi sempre un sfondo, persino durate lo svolgimento delle missioni, e le azioni del libro hanno luogo per lo più in un immaginaria- almeno in quelle dimensioni- base bombardieri di Pianosa, in Italia; poi perché il tono surreale rimanda a una critica più generale del potere e della burocrazia. Il libro non è solo grottesco, ma parecchio strano. E’ composto di quarantadue capitoli, ciascuno intitolato a un personaggio diverso, e in effetti la quantità di figure è stordente, e raffredda sin da principio l’emotività: è la ragione che rende “Comma 22” difficile da tradurre sullo schermo, e infatti il film fu un flop e la serie Netflix è abbastanza moscia. Paragonato spesso a “Mattatoio n. 5” dell’amico Kurt Vonnegut, “Comma 22” non ne ha la stessa compattezza e genialità letteraria. Ma nella prima parte è di una comicità irresistibile e, quando le ripetizioni dei canovacci cominciamo e stancare, prende a soffermarsi sui personaggi sin lì macchiettizzati in modo più drammatico e coinvolgente.  Il comma 22 è un inesistente cavillo giuridico che serve ad avallare, da parte dei generali, ogni angheria verso i soldati. La sua applicazione paradigmatica si ha nel congedo per pazzia: se sei pazzo puoi chiedere di venire esonerato dalla guerra ma se chiedi di essere esonerato dalla guerra vuol dire che non sei pazzo. La gran parte dei dialoghi, e persino dei monologhi interiori, segue il medesimo schema del ribaltamento paradossale e per questo, prima di scomodare parentele letterarie, è più corretto di dire che pare di leggere una sceneggiatura per i fratelli Marx (ovviamente è un complimento; ma anche una considerazione che aiuta il lettore a predisporsi secondo le giuste aspettative). Poi emerge il contatto con Il buon soldato Sc’veik che però Heller dichiarò di non avere letto. Per illustrare i testi sarebbero stati perfetti i disegni di Grosz. Lo stile è denso di elenchi e ripetizioni, utilizzati con entusiasmante perizia. Nonostante la pletora di personaggi ve ne è uno centrale, Yossirian, il cui nome spiccò- nel mondo reale- sugli striscioni contro l’arruolamento per la guerra nel Vietnam.

 

Comma 22

Traduttore: S.C. Perroni

Bompiani

Di |2020-09-11T15:17:32+01:0030 Maggio 2019|Libri consigliati|

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