Paterson
Recensione del film

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Mostrare ciò che è brutto senza essere brutta è da sempre un problema dell’opera d’arte, visiva o letteraria. Un tema più recente è: come mostrare ciò che è noioso senza essere noiosi? E’ il dilemma estetico che affronta il film “Paterson”.

Il regista indipendente americano Jim Jarnusch era l’uomo giusto per quest’esperimento. E’ uno che sguazza in queste forme di minimalismo narrativo.

Si, ma stavolta ha esagerato. Si narra l’opaca epopea settimanale del signor Paterson, che vive nella città di Paterson (New Jersey) e lavora come conducente d’autobus, cioè he’s a driver, e l’attore è quel monoespressivo per antonomasia di Adam Driver. La pellicola inizia con la scritta: lunedì. Risveglio appena prima della sveglia/breve cipicicipicì con la moglie Laura che dorme/solita colazione/ componimento su un taccuino di poesie sull’irrilevante e l’infinitesimo, parte prima/guida dell’autobus con origliamento dell’utenza/composizione di poesie parte seconda/ ritorno a casa/ la cassetta della posta pende a sinistra, Adam la sistema/ calda e amorevole accoglienza di Laura che intanto ha stravolto la casa con decorazioni in bianco e nero/ esposizione sognante di attività di Laura (vendere cake al mercato, imparare a suonare la chitarra)/ cane grugnoso sul divano/ Laura raccomanda a Paterson di copiare le poesie del taccuino/ Adam porta a spasso cane grugnoso/ lo attacca col guinzaglio fuori al bar/ entra al bar e beve una birra/ (al bar una lei non vuole più lui e il barista chiacchiera). Solo il cane Marvin, uno Iago geloso della sua padrona, è una mina vagante (poi si vedrà) e contro Paterson monoespressivo Driver tira fuori la stessa cazzimma di Ciro Di Marzio dentro Gomorra. Comunque, questo era lunedì. Poi compare martedì, poi mercoledì…e tu ti domandi, cioè adesso mi fa vedere tutta la routine della settimana?? Lo fa. Regia più che asciutta,  campo/controcampo, montaggio rigorosamente incline a sopire l’occhio piuttosto che stupirlo.

Le poesie sono autentiche, le scrisse Ron Padgett. La poesia ha un ruolo essenziale nel film. Il protagonista Paterson di Paterson (New Jersey) ama profondamente il celebre poema Paterson (sulle piccole cose), che William Carlos Wiliams ambientò a Paterson (New Jersey). Il film è la poesie delle piccole cose, quelle che si perdono quando c’è il frastuono del mondo globale. All’apertura del nuovo giorno, nel film, c’è subito una variante, ed è il modo in cui i corpi si sono incastrati/avvicinati durante il sonno. Nel bar serale non sembra scolpita la monotonia ma l’eternità. Nonostante la scansione geometrica della vita, la fantasia può deviare il corso della realtà: da quando Laura dice a Paterson che ha sognato due gemelli, Paterson incontra ogni mattina coppie variegatissime di gemelli in autobus che si raccontano le cose più strane.

Sì, però che atteggiamento prendere nei confronti dei due pur innamoratissimi coniugi Paterson? Felici sì, ma senza velleità e interiori contraddizioni? Saranno pure le poesie di Padget ma capisci che resteranno sempre private, e lei a un certo punto si stuferà di cucinare cakes, troverà claustrofobici i colori per cui è fissata e scoprirà che non ha il talento per diventare una star del country. Saranno inaciditi, dei vecchi provinciali rancorosi. Vedi la lentezza, quel tipo di lentezza, e già respiri il vuoto.

Ma la poesia fissa l’istante, e questo non la rende né meno vera né meno commovente, anzi. Il film è una reazione. Contro il flusso disordinato dell’esistenza e la velocità. Contro i film d’azione. Contro le serie televisive, che devono affidarsi al colpo di scena in ogni puntata. Questa è una piccola serie, scandita dai giorni della settimana. Il suo colpo di scena è la piccola variazione, che la ripetizione dell’insieme rende più intensa.

E’ vero, alla fine fanno simpatia, il progetto di Jarnush e i suoi protagonisti. Tenerezza. Quiete. Si capisce che si uscirà dalla sala meglio disposti verso il prossimo.  E così ci si trova a fare il tifo perché non ci annoi, non più di tanto almeno. Si inventa un alter ego interiore, con cui guardare insieme il film e confliggere. E ogni giorno della settimana, con quell’alter ego sorprendersi sulla poltrona del cinema in una posizione di contatto differente, quasi come Paterson a Paterson (New Jersey).

Paterson

Regia di Jim Jarnush

Votazione finale

I giudizi

soli_4
Perfetto


Alla grande


Merita


Niente male


Né infamia né lode


Anche no


Da dimenticare


Terrificante

ombrelli_4
Si salvi chi può

Di |2020-09-11T15:16:58+01:0010 Gennaio 2017|Il Nuovo Giudizio Universale|

2 Commenti

  1. claudia2674 27/03/2017 al 20:45 - Rispondi

    Adam driver monoespressivo ? Ecco cosa succede a seguire troppi attori che fanno le faccette: faccetta arrabbiata, faccetta felice, faccetta triste. quando finalmente arriva uno che è talmente bravo che non sembra nemmeno stia recitando e che con un solo sguardo riesce a trasmettere il suo pensiero arriva il “criticone” ad accusarlo di non essere espressivo. E meno male che i critici seri lo ritengono uno degli attori più talentuosi !!!!

    • Remo Bassetti 28/03/2017 al 09:44 - Rispondi

      D’accordo, ma lei quando ha scritto questo commento aveva un solo sguardo o la faccetta arrabbiata (almeno un pochino)?

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